Storia
Ultima modifica 14 luglio 2023
Non è facile scrivere la storia di un piccolo paese.
Le notizie spesso sono poche e frammentate; paesi destinati a vivere dei riflessi imposti dai cambiamenti generali relativi ai vari periodi storici e dei momenti di vita quotidiana di gente semplice dedita al lavoro, piena di spirito di sacrificio e lasciata al proprio destino.
Quella di Belvedere Spinello è soprattutto storia di principi, baroni e briganti; le successioni e la compravendita di feudi rispecchiavano l’alternanza legata alle dominazioni sui territori meridionali. Le pagine più significative sono legate a fatti di sangue e ad episodi tristi, dove il combattimento dei fratelli Bandiera nel 1844 con le milizie borboniche del luogo, nei pressi di Timpa del Salto, è forse il più rilevante.
Belvedere Spinello ha seguito le vicende storiche di coloro che nel corso dei secoli hanno dominato sulle nostre terre. La dominazione greca e romana ha lasciato segni evidenti nei ritrovamenti archeologici tuttora conservati presso la Sovrintendenza di Reggio Calabria, ancora oggi, in località “Pietrarizzo”, contadini del luogo, rinvengono resti di una villa romana.
Del periodo bizantino rimangono ruderi di un eremo rupestre in località Timpa del Salto, un romitorio nell'area detta “Madonna della Scala” e una toponomastica tipicamente bizantina come “Cutura” e “ S. Elia”.
Le origini di Belvedere sono legate principalmente al castello sito sull'omonimo monte, di cui non rimangono tracce, alcune vicende storiche, tuttavia, ne attestano la presenza. Nel 1077, infatti, Roberto il Guiscardo fortificò tre castelli intorno a S. Severina per sconfiggere il nipote Abagelardo a lui ribellatosi, uno di questi fu senza dubbio il castello di Belvedere.
Le prime notizie documentate su Belvedere Spinello, risalgono al 1276 quando nei registri della Cancelleria Angioina viene citato esplicitamente col nome Belvedere di terra di Giordania o di
Levante. Sotto gli Angioini, il Castello di Belvedere pare fosse assegnato a G. Montfort in cambio dei feudi da questi persi in Sicilia durante la guerra del Vespro (1282).
L'avvento degli Aragonesi nel regno delle due Sicilie, fece sentire i suoi effetti anche a Belvedere Spinello, infatti, Giorgio Raglia (1471-1477), capitano di ventura, fedelissimo degli aragonesi, ricevette per le sue gesta i feudi di Belvedere e Malapezza.
Il ripopolamento di Spinello avvenne grazie a Ferrante Ferdinando Spinelli, duca di Castrovillari e Marchese di Mesoraca probabilmente tra il 1522 e il 1536.
Il resto è storia di baroni, principi e briganti, con successioni e compravendita di feudi, quando una società chiusa prese il sopravvento. I due paesi seguirono vicende alterne fino al 1714, anno in cui T. Rota accentrò nelle sue mani i feudi di Belvedere, Malpezza e Montespinello. A lui successe V. Rota, che prima di morire, testò in favore della sorella I. Rota, la quale nel 1742, passò a Don Vincenzo Giannuzzi-Savelli, suo marito, titoli e feudi. L'arrivo dei Borboni accentuò questa chiusura, anche se i Barracco, proprietari di terre nel Comune di Belvedere e Spinello, considerati tra le famiglie più ricche del Regno, dimostrarono notevoli capacità imprenditoriali, utilizzando metodi moderni e produttivi nella gestione dei loro feudi.
Verso la fine del secolo e gli inizi del successivo, il disordine era la regola, i venti della Rivoluzione Francese facevano sentire i loro effetti: mentre i feudatari cercavano di salvare il salvabile, il brigantaggio scuoteva notevolmente il paese. E' opera dei briganti, infatti, sia l'incendio del palazzo del principe, avvenuto nel 1806, sia l'irruzione e il conseguente massacro delle persone rifugiatesi nel campanile di Spinello nel 1807.
Nel 1811 grazie ad una legge di G. Murat, Belvedere e Spinello divennero un unico Comune, condividendo, insieme agli altri comuni del Marchesato, le alterne vicende dell'ultimo secolo.
Belvedere Spinello nel 1844 visse una delle sue pagine storiche più rappresentative; in una località del Comune, nei pressi Timpa del Salto, le milizie borboniche del luogo ingaggiarono un conflitto contro i fratelli Bandiera, tale episodio contribuì ad allertare l'intero territorio, infatti, essi furono catturati, poco tempo dopo, nei pressi di S. Giovanni in Fiore.
L'unità d'Italia deluse ben presto le aspettative di molti, l'introduzione della tassa sul macinato e la leva obbligatoria alimentarono ovunque rivolte e scontenti. L'emigrazione degli anni successivi assestò duri colpi al paese. La parentesi fascista contribuì a rompere l'isolamento esistente mediante la realizzazione di infrastrutture come il ponte sul Neto e la bonifica delle terre circostanti Belvedere Spinello, le cui zone paludose contribuivano a diffondere la malaria.
I terreni ottenuti dai contadini con la riforma agraria nel dopoguerra, si rivelarono ben presto insufficienti sia a garantire un reddito dignitoso sia a fermare il forte richiamo esercitato dall'industria del nord.
L'avvento della Montecatini nel 1967, solo in parte risollevò le condizioni di precarietà economica, l'emigrazione, con il passare degli anni, assunse dimensioni e forme croniche.
L'agricoltura, settore già in crisi, fu scossa nel 1984 da un drammatico episodio: un'onda di vaste proporzioni di acqua salmastra, proveniente dalla miniera di salgemma, inondò una delle zone più fertili del Comune.
L'unificazione dei due comuni, iniziata nel 1811, culmina nel 1997 con l'unificazione dei due stemmi su Decreto del Presidente della Repubblica.